di Alfredo Maiolese
Ambasciatore, Presidente European Muslim League
“Un calcio alla guerra”: una partita di pallone dal grande significato di ricerca di pace è quanto abbiamo organizzato per il 29 dicembre prossimo presso il campo sportivo di Serra Riccò (Genova). Alla base c’è naturalmente il messaggio per la Pace, oserei dire “una discesa in campo” per la Pace. Ciò andando oltre una dichiarata volontà di dialogo, ma applicando l’agire insieme coinvolgendo i giovani e le famiglie evidenziando come nella vita sia facile e gratificante una convivenza fra etnie e religioni diverse che non vogliono altro che vivere in armonia.
Da tanto tempo assistiamo alle parole guerra, conflitto, morte, sangue ma abbiamo dimenticato di pronunciare pace che dovrebbe essere la nostra prerogativa di vivere con il prossimo in concerto e serenità.
I conflitti in Ucraina ed in Medio Oriente, ma non dimentichiamo ve ne sono circa altri 53, hanno creato una polarizzazione ed una spaccatura all’interno della nostra società italiana. E più i conflitti si protraggono, più la società civile reagisce si spacca.
Non entrando nel dibattito politico su chi ha torto o ragione ho creduto significativo per un giorno abbandonare tale narrativa e concentrarsi su una giornata all’ insegna del rispetto evitando odii e pregiudizi.
Per questo domenica 29 dicembre organizzeremo una manifestazione dal titolo: “Un calcio alla guerra”. Bambini cristiani, musulmani, ebrei, buddisti, e altri di 12 anni appartenenti alle squadre di Genoa, Sampdoria, Entella, Serra Riccò, Internazionale, Atletic, Polis, parteciperanno ad un torneo giocando gli uni con gli altri, all’insegna del rispetto seppur nella diversità religiosa. Un giorno tutti insieme mano nella mano.
Al termine delle partite presso un Castello storico di San Cipriano saranno premiati, calciatori, religiosi, medici, militari, giornalisti, imprenditori, che si siano contraddistinti per il loro impegno sociale e umanitario a favore della pacifica convivenza. Tra i premiati oltre all’Arcivescovo di Genova, ci saranno il Rabbino italo-israeliano, l’Imam italo-palestinese, sempre pronti al dialogo.
Lo sport, del resto, aiuta e contribuisce ad incentivare il dialogo interreligioso. Specialmente il calcio è uno dei mezzi migliori per veicolare un messaggio universale rivolto a tanta gente. Il dialogo interreligioso viene incentivato quando si favorisce la socializzazione magari usando strumenti aggregativi e lo sport è uno di questi. Anche se composta da diversi colori e credenze o fedi, l’umanità è una sola e partendo da questo dato siamo tutti responsabili di garantire pace ed armonia per tutti cominciando dell’educazione da trasmettere ai nostri figli e alla gioventù in generale.
Gli sport di squadra hanno sempre all’interno delle anime diverse e l’integrazione e la comprensione arriva prima che in altri settori della società. Ad esempio nelle squadre di calcio quando vi sono dei giocatori musulmani, durante il mese sacro del Ramadan, al momento del tramonto i compagni cristiani, ebrei o buddisti offrono acqua e datteri per la rottura del digiuno. Non si vedono come nemici ma consapevoli che l’unione ed il rispetto, seppur nelle diversità individuali rappresentano una forza e non una debolezza.
Siamo tutti viaggiatori e perciò meglio convivere, rispettarci perché a Dio l’Unico, l’Eccelso e l’Onnipotente apparteniamo ed a Lui ritorneremo
