L’Italia che verrà, secondo la Premier Giorgia Meloni

di Dino Frambati

direttore “La Nuova Scelta”

“L’emozione più grande che ho provato in questi anni di governo è stata quando ho potuto chiamare una madre e le ho detto che sua figlia tornava a casa”.
E’ il caso di Cecilia Sala a guadagnare la “prima pagina” della tradizionale conferenza stampa di fine anno del primo ministro Giorgia Meloni; conferenza diventata, dallo scorso anno di “inizio”, visto che si svolge ai primi di gennaio (il 4 lo scorso anno, il 9 in questo) contro la tradizione del passato quando si svolgeva a fine dicembre.
Nello scenario imponente dell’Aula dei Gruppi Parlamentari della Camera dei deputati (con 40 domande sorteggiate su 95 richieste) la premier spiega che “non c’è stato un momento di svolta nella vicenda ma complessa triangolazione diplomatica”. Il governo è tenuto alla riservatezza su casi delicati, precisa, mentre per l’ingegnere iraniano arrestato per conto degli Usa dice: “il caso è al vaglio della magistratura, bisogna continuare a discuterne con gli amici americani. Interlocuzioni ci sono e saranno, il lavoro non è terminato ieri, i dettagli sono da discutere nelle sedi competenti”. Argomento di apertura scontato nella conferenza stampa organizzata dall’Ordine dei giornalisti e Associazione Stampa parlamentare e momento tra i più alti ed importanti dell’anno circa informazione e libertà di pensiero.
Lo sottolinea il presidente dei giornalisti Carlo Bartoli che difende con pacata e decisa determinazione il lavoro fondamentale dei giornalisti. Con lungo applauso quando esprime “gioia e sollievo” per il ritorno in Italia di Cecilia. Quindi lancia l’allarme su restrizioni della libertà di informazione, che deve rispettare, afferma, sia il rispetto della persona che il diritto all’informazione. Fa due esempi che definisce “non astratti”. “Oggi – dichiara – se uno viene arrestato non possiamo sapere di cosa è accusato e questo inquieta. Se in un quartiere avviene un’aggressione (è successo nella mia città) la gente non può essere allertata. Non difendo una corporazione ma il diritto del cittadino a sapere. Disastrosa poi la norma sulla presunzione di innocenza. Ci confortano le dichiarazioni del presidente Mattarella e del Papa. Non c’è democrazia se non c’è giornalismo”.
Replica il primo ministro: “sulla presunzione di innocenza è l’attuazione di direttiva europea del 2016. Il giornalista può dare notizia ma non copia incolla delle ordinanze. Può fare sintesi. Sulla diffamazione raccoglie l’auspicio della Corte Costituzionale, che prevede non più carcere ma multa che scatta in caso diffonda una notizia falsa con intento di diffamare. E’ caso limite, non credo che qualche giornalista abbia questa intenzione”.
Sottolinea che lavoro e formazione sono temi primari per il governo ma è su Elon Musk che verte la maggioranza delle domande. Con la premier che si dice stupita di notizie false e pure smentite. “Valuto con la lente dell’interesse nazionale; non ho mai parlato personalmente con Musk di queste cose. Al governo è stata mostrata tecnologia per la sicurezza. Sono interlocuzioni che abbiamo con decine di aziende che si propongono. Fa paura Musk o le sue idee politiche? Fa più ingerenza George Soros”.
Mentre sulle grandi riforme, premierato, autonomia differenziata, giustizia, l’idea del capo del governo è “andare avanti con determinazione e velocità. Ho promesso di lasciare un’Italia migliore di quella che ho trovato e penso si debba liberare la giustizia dal giogo politico. E’ priorità anche il fisco con approvati 17 decreti attuativi e testi unici”. Su mettere in sicurezza i redditi più bassi, taglio delle tasse, attenzione ai ceti medi, afferma che sono temi predominanti sui quale lavora il governo.
Conferma pieno appoggio all’Ucraina e si dice certa che l’appoggio Usa non mancherà neppure con la presidenza Trump. La Russia ha violato gli accordi che aveva concordato e si parla di pace forse perché si è impantanata”. E se l’agenda di primo ministro glielo permetterà, andrà all’insediamento di Trump.
Su Salvini dice che non fosse stato sotto processo avrebbe chiesto gli Interni, ma “ora c’è Piantedosi che è ottimo ministro”, mentre circa i bambini che studiano in Italia con provenienze diverse, la nostra, sostiene Meloni, è la nazione che concede il maggior numero di cittadinanza ai minori che dietro loro hanno famiglia. Questa potrebbe tornare al Paese di origine con conseguenza che il minore diventerebbe straniero. Occorre piuttosto, indica la premier, intervenire sui tempi per dare la cittadinanza quando è acquisito il diritto.
Difende la forze dell’ordine nel loro lavoro e quando le viene chiesto se si ricandiderà, risponde: “Il lavoro è faticosissimo. Non sono abbarbicata alla poltrona. Vedrò secondo i risultati e se sarò stata utile”.

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