Questa fiaba nasce nell’ambito di una serata fra amici, uno psichiatra, un teatroterapeuta, una psicologa.

Siamo tre professionisti ed abbiamo in comune un eguale interesse per l’infanzia, la tutela dei minori, il tema della perdita. 

Un tema che ciascuno di noi ha conosciuto nella propria vita, come tutti, per ragioni personali, ma con il quale ci siamo anche dovuti confrontare costantemente per ragioni di lavoro, nel contatto con situazioni amare, dolorose, critiche.

Ci siamo resi conto di quanto fossimo impreparati e di come fosse difficile trovare le parole giuste per spiegare ai bambini ciò che stava accadendo nelle loro vite.

Spesso i bambini che perdevano una persona importante, perdevano anche la possibilità di fare domande, di parlarne, di piangere con qualcuno accanto.

Si creava il silenzio. C’era imbarazzo. C’era dolore.

Gli adulti spesso non dicono, fanno finta di niente. 

…quasi che parlando della morte, magicamente, la si possa provocare e non parlandone la si possa, magicamente, eludere.

E così abbiamo deciso di dare anche noi un piccolo contributo per aiutare i genitori e gli educatori, gli insegnanti a parlare con i bambini, ad ascoltare le loro emozioni, a condividere con loro non solo le cose belle ma anche quelle brutte.

La fiaba racconta l’amicizia fra un bambino ed una farfalla. La farfalla ha qualcosa di umano e il bambino ha le ali. Per entrambi c’è qualcosa di effimero.

Si fanno compagnia, si scoprono, si raccontano, si vogliono bene.

E mentre scoprono le stagioni, il tempo, gli anni, si perdono, si separano.

Come possiamo aiutare questo bambino che per la prima volta incontra l’abbandono, il vuoto. Un bambino che scopre che i suoi adulti non sono così potenti come lui ha sempre creduto, che non trova più le persone che ama, che sente la sua casa invasa dalla tristezza .

Abbiamo pensato di offrirgli gli strumenti che aiutano tutti noi, i ricordi, la presenza e la possibilità di colorare tutto ciò che accade con le sue emozioni, senza doverle nascondere, reprimere, tacerle. 

In ogni perdita qualcosa di noi va via con l’altro e qualcosa dell’altro rimane qui con noi, come in una danza che si arricchisce e si trasforma ad ogni giro di musica.

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